Cosa siamo diventati? Come ci siamo evoluti? La nostra esistenza è degna d’esser chiamata vita o piuttosto stiamo sopravvivendo?
In che modo partecipiamo a tutto questo, siamo consapevoli del nostro vivere?
Pare che l’uomo di oggi abbia smesso di farsi domande, non per incapacità di rispondere ma per mancanza di umiltà e di accettazione di uno stato personale profondamente segnato.
Parlare di “PECCATO” ai giorni d’oggi sembra una favola, una forma di controllo, un termine che se non ci da fastidio lo riteniamo inadeguato “vecchio” inutile.
Origine del “PECCATO” è la disobbedienza.
Disobbedienza non ad una “persona” o un “dio” , disobbedienza ad una legge naturale che regola tutto l’universo, del quale noi siamo parte.
Uscire da questa legge ci ha menomati nel profondo, ci ha resi incapaci di vivere per ciò che siamo realmente.
Sappiamo bene la difficoltà dell’argomento “Peccato” e non è cosa facile oggi dopo secoli di “informazioni” controllate, distorte, false, riuscire a spiegare in poche parole cosa è successo e perché?
E un percorso non facile, in salita, dove ogni passo ha la sua fatica. Ma è necessario per chi è in cerca di verità, per chi non si riconosce in una sistema, una società che si sta autodistruggendo.
Hanno provato in tutti i modi a convincerci che l’uomo basta a se stesso sostituendo lo spirito con la materia. Rendendo lecito qualsiasi cosa pur che sia utile a noi stessi. Ma tutti hanno fallito, religioni, filosofie e politica uscendo da quell’ordine naturale che apparteniamo hanno creato solo diseguaglianze, odio, e divisione. Lo stato attuale della nostra persona interiore non ci permette di comprendere cosa sia realmente il “Peccato” per iniziare ad accettare una storia differente dobbiamo tra le prime cose iniziare a perdere i nostri ragionamenti, la nostra RAZIONALITA’. Un aiuto per questo cammino lo troviamo nei libri della MARIA VALTORTA. Riportiamo degli estratti dai QUADERNI di MARIA VALTORTA, proseguendo il percorso formativo con gli scritti di PADRE BERNARDO.
Per dare un breve introduzione all’argomento riportiamo quattro estratti dall’opera di MARIA VALTORTA de i QUADERNI.
“Dio non avrebbe potuto elargire (non avrebbe potuto avere più umiltà) agli uomini dono più grande di quello di costituire loro capo lo stesso Verbo per cui mezzo aveva creato l’universo, unendoli a lui come membra, in modo che egli fosse figlio di Dio e figlio dell’uomo, unico dio insieme con il Padre, unico uomo insieme con gli uomini.
“Rallegriamoci, dunque, e rendiamo grazie a Dio: non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo diventati Cristo stesso. Capite fratelli? Vi rendete conto della grazia (dell’umiltà di Dio) che Dio ha profuso su di noi? Stupite, gioite. Siamo diventati Cristo”!
“Ritenete questa verità, fissatevela tenacemente nella memoria, come si conviene a figli cresciuti alla scuola della Chiesa e ben istruiti nella fede cattolica. Sappiate riconoscere Cristo, capo e corpo… Così facendo, vi renderete conto dell’immensa grazia (e dell’immensa umiltà del Signore) che vi eleva fino a Dio…
Questo lavoro, ispirato da una poesia e da una immagine: le orme sulla sabbia rimaste sole, potrebbe sembrare una trovata fantasiosa.
In realtà, fondato sulla Parola di Dio e nella fede della Santa Chiesa, vorrebbe essere un tentativo di tradurre, in termini a noi comprensibili, l’esperienza dell’antropologia cistercense.
Appositamente, evito di usare la “spiritualità cistercense”, in quanto tale termine, nella cultura contemporanea, ha assunto un contenuto assai dubbio.
Inoltre, l’esperienza cistercense non è per nulla una “spiritualità”, bensì una antropologia. E’ il cammino di “recupero” dell’uomo e del suo sviluppo, fino alla piena maturità di Cristo Gesù.
L’uomo nel suo “stare male”, trova una segreta compiacenza, anche se lo fa soffrire, per affermare che se lui sta male la colpa non è sua.
In altre parole, se l’uomo non ama Dio, se non ha la fede, è perché Dio non gli ha dato di poterlo amare, non gli ha dato la possibilità di credere nel suo amore. E, quindi, l’uomo si sente giustificato: Dio è ingiusto, dà a chi vuole, come vuole! E’ un argomento corrente, oggi, sulla bocca di tanti: si accusa Dio per giustificare se stessi!
L’uomo è stato creato dal Signore per essere in relazione di amore e di vita con lui:
Ef 1,4, “. ..in Cristo. (In lui) ci ha scelti prima della crea-zione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità”.
Tale relazione consiste nella comunione…
La creazione dell’uomo, in quanto creatura umana suppone vari elementi il primo dei quali è “la polvere del suolo”. In questa “polvere” il Signore alitò il suo alito e la polvere diviene un essere vivente. L’alito del Signore è il suo Spirito, il quale, oltre che rendere “essere vivente” l’uomo, realizza la comunione con Dio.
Il peccato è fondamentalmente il rifiuto della relazione:
Gn 3,5, “Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”.
La guarigione presuppone la conoscenza del soggetto ammalato. Non è sufficiente conoscere la malattia. Nel campo umano le malattie – in astratto – sono uguali. Il sog-getto reagisce in modo diverso.
La malattia è un impedimento, un ostacolo per il benessere della persona e per la sua crescita.
L’uomo, tuttavia, non è solo né principalmente un organismo animale. Siccome l’uomo è stato creato per essere conforme al Signore Gesù:
Rm 8,29-30, “Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati”.
è necessario conoscere l’uomo nel disegno del Padre.
La malattia – il “miasma” fondamentale da quale proviene qualsiasi genere di malattia è l’incredulità, la non accettazione del progetto uomo in Cristo Gesù e, di conse-guenza, un rifiuto di se stessi. Quindi, per iniziare la terapia di guarigione è credere al Medico, il Signore Gesù:
Per pregare è necessario essere liberati dal demonio muto.
Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!>>.
Non sappiamo cosa chiedere nella preghiera…
L’espressione “Parola di Dio” è una affermazione impropria poiché nessuna parola esiste e può sussistere senza la persona che parla. Percui la Parola di Dio o Parola del Signore è una affermazione senza senso che induce alle deviazioni accennate e al paradosso dell’esempio della lettera dell’innamorato.
La lettera agli Ebrei ci dice chiaramente che non esiste la Parola di Dio, bensì Dio che ha parlato e che parla…
Il soggetto e quindi l’autore della Bibbia, è Dio.16
La parola è un mezzo per entrare in relazione con una persona. La Parola poi, può essere comunicata con vari mezzi, ma l’Autore rimane sempre Dio.
Alcuni “flash” sui “valori” della moderna società.
La nostra società crede nel potere e perciò tutto è finalizzato al successo. Di conseguenza il programma che la società – “liberamente impone” – e svolge è quello di produrre in massima quantità con minor fatica. Soprattutto quanti pensano di essere “liberi pensatori”, i cosiddetti intellettuali, sono al servizio di questo potere anche quando fingono di andare contro corrente. Essi hanno bisogno delle case editrici, dei mass-media per farsi sentire e perciò devono “prostituirsi” al potere per avere stipendio e prestigio.
E’ innegabile che l’uomo moderno è afflitto, non è contento, non ha serenità, nonostante tutto il benessere, le sue conquiste tecnologiche, sociali, l’emancipazione dai cosiddetti “tabù” religiosi e morali.
L’afflizione moderna non è nemmeno quantificabile. Non quindi soggetta ad analisi. Esiste, ma non si fa presente in quanto la sua essenza non è di farsi presente alla coscienza dell’afflitto, ma di svuotare la sua anima. Il vuoto non è analizzabile.
L’uomo afflitto colma il vuoto con quel che trova a portata di mano (le foglie di fico della Bibbia). Il vuoto dell’afflizione porta l’uomo a razzolare fra le immondizie del recinto spinato della sua esperienza empirica, del piacere immediato (che chiama “libertà”) perché non è consapevole o vuole dimenticare la sua dignità e la conseguente responsabilità.
Premesso il fondamento psicoanalitico della new age, vediamo brevemente come si struttura “culturalmente” nella nostra società moderna.
Il razionalismo aveva promesso la liberazione dai tabù religiosi provocati dalla Chiesa con le sue imposizioni morali.
Il consumismo aveva promesso il soddisfacimento di tutti i bisogni, quindi, la felicità. Negli anni ‘60-70 la politica aveva preso il posto della religione.
Trent’anni di delusione, generata dalla politica, ha prodotto la diffusione della “religione new age”. Diffusione in quanto in occidente ha avuto tutta una “incubazione”, iniziata con Cartesio, il protestantesimo, ecc.
Oggi, l’uomo, soprattutto il giovane, ha perduto la capacità di ragionamento. Chiudendo gli occhi è come se interrompesse la vita, la quale si riduce a stimolo sensoriale. Non c’è percezione del futuro, non desiderio; dotato di bisogni primari, istintuali, ma non intellettuali, pura decora-zione delle necessità vitali.
Il Padre è più grande del figlio e quindi il figlio ha paura, si sente umiliato di fronte ad
esso. La crescita, tuttavia, dipende da una guida, per cui anche una cattiva autorità è in un primo momento è indispensabile. Di fronte all’autorità del padre è ragionevole credere ed
è una necessità qualora si abbia bisogno di conoscere certi elementi che non sono
apprendibili mediante l’esperienza sensibile. Sono tante le esperienze che il figlio ancora non ha.
L’ostinazione del figlio proviene dal fatto che non accetta la ovvia superiorità del padre quando ha bisogno di conoscere quel che avviene nella sua immagine interiore ancora inesperta.
La fede è la via regia, spesso l’unica, per penetrare nell’intimo di se stessi.
… ANDATA: L’IMMAGINE DI NOI STESSI CHE IL “LIEVITO” COSTRUISCE le immagini di noi stessi, le nostre maschere!
il cuore umano agisce in modo dannoso contro se medesimo, tanto che non capisce quanto potrebbe capire se ne avesse la buona volontà, non perché è difficile, ma perché la volontà vi si oppone, Agostino, sul Sal 35,1
… RITORNO IL CAMBIAMENTO DEL “LIEVITO” L’uomo vuole essere se stesso, indipendente, senza relazione con il suo Creatore. Il risultat0 è: l’inimicizia, l’angoscia e la morte, cfr Lc 15,15.
Padre Bernardo con questa serie di diapositive ci vuole avvicinare alla verità su noi stessi, chi siamo, e la RELAZIONE che abbiamo con il nostro io.
Una lezione forse in alcuni tratti “severa” che non lascia vie di mezzo. Ma oggi abbiamo più che mai bisogno di certezze, fermezza, serietà.
Una lezione che ci apre ad una comprensione differente del nostro interiore, e delle RELAZIONI che abbiamo con il nostro prossimo, la nostra fede …
L’uomo rifiutò la relazione!
SENZA RELAZIONE CON IL SUO CREATORE,L’UOMO È IN UN MONDO SENZA VITA,PERCHÉ SENZA AMORE!
Il Padre è più grande del figlio e quindi il figlio ha paura, si sente umiliato di fronte ad esso. La crescita, tuttavia, dipende da una guida, per cui anche una cattiva autorità è in un primo momento è indispensabile. Di fronte all’autorità del padre è ragionevole credere ed è una necessità qualora si abbia bisogno di conoscere certi elementi che non sono apprendibili mediante l’esperienza sensibile. Sono tante le esperienze che il figlio ancora non ha. L’ostinazione del figlio proviene dal fatto che non accetta la ovvia superiorità del padre quando ha bisogno di conoscere quel che avviene nella sua immagine interiore ancora inesperta. La fede è la via regia, spesso l’unica, per penetrare nell’intimo di se stessi. L’unica via anche e soprattutto, per penetrare nei pensieri e nelle intenzioni di Dio. La sfiducia nel padre proviene, quindi, dall’inferiorità, ovvia, che il figlio sperimenta e del desiderio di sfuggire a questa ovvia inferiorità per seguire quanto sente lui nella sua immagine che va crescendo, ma che non è ancora in grado di sostenersi da sola.
La memoria è quella facoltà con la quale noi percepiamo la realtà. Non riguarda solo il passato, agisce sul presente. Noi siamo consapevoli che qualcosa esiste attorno a noi e noi esistiamo in una realtà con la quale dobbiamo fare i conti ogni momento della vita: come il respirare, nutrirsi, difendersi dal freddo, ecc… e gli “altri”! Se dimentichiamo di prendere l’ombrello quando fuori piove diciamo; che smemorato! Abbiamo perso il contatto con la realtà. Quindi memoria è presenza, è consapevolezza che noi esistiamo e che una realtà ci circonda, ci sostiene.
Il titolo di questo nostro incontro suona un poco strano per la nostra mentalità nella quale si parla solo di realizzare se stessi, di essere all’altezza, di avere autostima di se stessi, di apparire, ecc.
Il motivo “del lasciar crescere”, si chiarirà cammin facendo e soprattutto apparirà come la persona è un Altro che la fa crescere. A noi chiede soltanto di non intralciare troppo il suo lavoro nella docilità. E quest’Altro è il Santo Spirito.
Il contenuto del concetto “Persona” è il più arduo da definire e il più semplice da cogliere. La definizione di persona sfugge a tutte le nostre categorie. Tuttavia, è una realtà che noi viviamo, o meglio siamo, se non vogliamo ridurre noi stessi ad un ammasso di sensazioni senza senso…
La nostra crescita non è principalmente orientata alla persona. La persona emerge lentamente, quando emerge. Nella nostra crescita evolutiva ciò che sperimentiamo come più vitale è il piacere, l’accettazione e il potere. Nel Vangelo, Gesù usa il termine “lievito”: Allora egli li ammoniva dicendo: Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode! Mc 8,15; Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia, Lc 12,1. e S. Giovanni: la triplice concupiscenza: tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo, Gv1 lett 2,16
Ritornare al cuore significa che abbiamo intuito cosa sia essere persona: la radice e la fonte di tutto il nostro dinamismo vitale. Normalmente è questo dinamismo vitale, sensibile, intellettivo, operativo, che costituisce l’esperienza della nostra vita.
Senza la docilità al Santo Spirito noi non sappiamo cosa chiedere nella preghiera, quelle poche volte che preghiamo: Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili, Rm 8,26.
L’umiltà di Dio non bisogna intenderla come normalmente intendiamo noi l’umiltà: è umile chi riconosce la sua piccolezza di fronte all’altro. Per quanto riguarda Dio, questo non si può ovviante affermare, Dio non è umile perché si considera inferiore a noi. L’umiltà di Dio è la sua carità, il donarsi totalmente, è umile perché l’Immenso si dona a colui che ha creato per essere il ricettacolo della sua gloria. Il Padre che si dona tutto al Figlio, da sempre, genera il Figlio. Nel Figlio che si ridona al Padre e il Padre al Figlio, abbiamo la possibilità che il Padre nel Figlio possa donarsi ad extra, ad altre creature, che, nel suo disegno ineffabile, ha scelto: l’uomo…
Il cristiano è nel mondo ma non è del mondo: Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia, Gv 15,19. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova, Rm 6,4.1
Non è un privilegio intimistico; è una responsabilità nei confronti dei fratelli e di chi è senza speranza: per rendere ragione del Signore risorto che è in voi: adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi, 1 Pt 3,15.
La relazione, ovviamente, suppone due soggetti o meglio due persone atte ad entrare in relazione, anche se una di esse è in via di crescita e quindi deve essere educata alla relazione. Ed è il caso di tutte le relazioni umane e cristiane.
Nessun uomo, si dice, nasce maestro. E ciò va detto in modo peculiare della relazione tra Dio e l’uomo. La preghiera, per esempio, è relazione, sappiamo però che la preghiera per divenire relazione, esige un tirocinio di conoscenza, di guida e di docilità.
Tutta la catechesi di Gesù nei Vangeli è una progressiva educazione fino alla relazione: